“Scalinata” degli alpini La gioia del dovere compiuto è la “paga” più bella

L'unità di PC a Pieve di Soligo per collegare con una grandiosa gradinata di emergenza una famiglia isolata da una frana

Capita che una frana in quel di Refrontolo combini dei danni, che poi qualcuno nel momento del bisogno si rivolga ad un alpino per avere un’aiuto e che questi porti il discorso al consiglio della Protezione Civile Alpina della Sezione di Conegliano.
Da questo punto in avanti però niente è più casuale e allo scopo viene eseguita una riunione dei CSQ la sera del 16 febbraio poi visto il da farsi e verificata la situazione , scatta la decisione di intervento.
Parte la scaletta organizzativa: convocazione volontari, predisposizione attrezzatura e mezzi,verifica permessi e copertura logistica…il tutto in 4 (quattro) giorni (tempi impensabili in altre realtà)…perché sabato 21 febbraio 2009 ore 07.30 di mattina una trentina di volontari erano già radunati nella piazza di Refrontolo pronti ad entrare in azione.
Ci si addentra nel bosco per circa due chilometri e poi la colonna si ferma sul fronte dello smottamento perchè non c’è più la strada.
Vediamo sulla cima della collina la casa isolata, mentre notiamo al suo fianco un profondo canalone creato dallo sfaldamento che si è portato a valle, strada, alberi e terra in grande quantità.
Siamo preoccupati per la casa ma ci rassicurano che è stata costruita sulla roccia e non dovrebbe avere problemi (…il dubbio è obbligatorio)anche perchè la frana è ancora in movimento e con un po’ di apprensione si nota qualche grumo di terra che sgrana a valle.
Ma siamo venuti per lavorare e quindi, con rapido sguardo al sottobosco viene individuato il percorso più idoneo, per evitare gli alberi e altre asperità che possano intralciare la costruzione della gradinata.
Si… perchè siamo venuti proprio per costruire una scalinata di fortuna su questo ripido ed impervio pendio, questo per permettere agli abitanti della casa di poter salire e scendere dall’abitazione fino alla strada ancora percorribile.
Un’opera utile e necessaria in modo speciale per il capofamiglia non più giovane e costretto a spostarsi con l’aiuto di stampelle.
Comincia un gruppo a stendere il filo-guida tra gli alberi, partendo dalla strada fino alla sommità, mentre un secondo gruppo comincia a tagliare  tronchi in misura adatta, un’altro li prepara spaccati a metà per costruire “l’alzata” del gradino e altri appuntiti per piantarli poi a fermare il traverso e dar modo di riempire con terra la “pedata” del gradino stesso, poi con l’aiuto di un piccolo ma provvidenziale Dunper cingolato si porta in quota la ghiaia da stendere sopra la terra del ripiano per agevolare la tenuta dell’insieme, affinchè il piede “posi sicuro”.
In poco tempo tutta la scarpata è diventata un formicaio, i volontari sono sparsi nelle varie postazioni e lavorano di buona lena tanto che il risultato si comincia a vedere, il lungo serpentone di gradini prende forma e questo stimola a proseguire con soddisfazione, aiutati a metà mattina da poderosi panini imbottiti accompagnati da un “prosecchino” speciale.
Il timore di non farcela è svanito e la proposta di continuare il lavoro ad oltranza fino al termine e prima della sosta pranzo trova tutti d’accordo.
Ogni previsione dei tempi viene bruciata ed in pratica verso le 13.00 , l’opera è compiuta.
La ciliegina sulla torta eccola, a circa metà salita un grosso ceppo a lato della scalinata sembra posizionato da madre natura apposta per la sosta ed è troppo invitante per non trasformarlo in una panchina naturale con tanto di spalliera… detto fatto!
Ora si mangia e si beve e si scambiano quattro chiacchiere in compagnia, sperando che la natura non voglia rovinare quanto è stato fatto con tanta passione,  poi raccolte le proprie cose si comincia il rientro, lasciando alle spalle il freddo del mattino,il sudore del lavoro,la gioia dei beneficiati ma anche da volontari, il compiacimento del “dovere compiuto”.

Felice Dal Bo